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Un weekend in Umbria alternativo: l'Abbazia di Sassovivo

Abbazia di Sassovivo

Abbazia di Sassovivo

Per chi voglia passare un weekend in Umbria e respirane tutta la sua spiritualità, vi consigliamo di fare un salto all’Abbazia di Sassovivo di Foligno (574 metri sul livello del mare).

La struttura è un adattamento di una preesistente residenza fortificata appartenente ai Monaldi, un gruppo parentale di etnia longobarda, che costituiva l’articolazione folignate della grande stirpe comitale degli Attoni Alberici, successivamente Atti, conti di Uppello e di Foligno sin dalla seconda metà del 900.

Alla fine del XI secolo la rocca fortificata fu donata dai conti di Uppello a Mainardo, monaco eremita proveniente dall’abbazia di Sitria alle pendici del monte Catria.  La richiesta del monaco al conte fu quella di avere a disposizione un luogo dove potersi ritirare in un eremo “appresso la Rocca di Sassovivo e ad una fontana che scaturiva a piè di esso Monte”.

Il luogo si prestava ad un insediamento benedettino. La regola di Benedetto prescrive che il “monastero se possibile deve essere disposto in modo che abbia tutte le cose necessarie, cioè l’acqua, il mulino, l’orto”.

Centro di alta spiritualità dal 1000 fino al periodo napoleonico, era considerato dopo Montecassino e Subiaco la più solida roccaforte dell’Ordine Monastico Benedettino. Arricchito dalle donazioni non solo dei conti di Foligno ma anche dei privati, il monastero raggiunse già nei primissimi anni della sua fondazione un notevole livello economico.

Nel secolo XIV, epoca del suo maggior splendore, la Congregazione di Sassovivo, possedeva 18 monasteri abbaziali, 63 monasteri priorali, 48 rettorie e 7 ospedali.
Tutti gli affari di straordinaria amministrazione facevano capo all’abate, unico arbitro al di sopra, di tutto e di tutti. La decadenza del monastero inizia nel 400, allorché la congregazione viene soppressa (1467) ed il monastero viene affidato ai benedettini olivetani, che da qui si trasferirono per andare a risiedere in Santa Maria in Campis.

La Fonte di Sassovivo

L’acqua oligominerale bicarbonato-alcalinoterrossa sgorga dalla Fonte di Sassovivo (fuori percorso) in località le Fontanelle a 566 metri sul livello del mare, sopra il letto del Fosso del Malpasso vicino alla confluenza del Fosso di Serroncello. Fin dall’Ottocento era indicata dai medici come acqua curativa. Qui nel 1937 fu aperto uno stabilimento per l’imbottigliamento. Le bottiglie venivano trasportate in città dalle donne di Casale e Uppello a piedi con le ceste in testa lungo lo scomodo sentiero di fondovalle.

La lecceta

Era un luogo sacro, come rivela lo stesso toponimo “Macchia sacra” riportata nel catasto gregoriano. Si estende per oltre 700 ettari e circonda l’Abbazia di Sassovivo che si trova immersa fra le fustaie di lecci con un bosco molto fitto e compatto per i tanti tronchi sottili costituenti le numerose ceppaie. È un luogo di rara bellezza e di grande valore ecologico costituendo un esempio di lecceta primigenia umbra.

Passeggiata dell’Abate e Torretta di San Bernardo

Poco prima di arrivare all’Abbazia di Sassovivo dal sentiero entro la lecceta si incontra un largo spazio con un piccolo edificio con due arcate frontali (Eremo del Beato Alano) e una vecchia fonte.
A destra dalla fonte si snoda un sentiero tra lecci secolari, ginepri e corbezzoli che porta il nome di “Passeggiata dell’Abate”, un percorso che si dipana in falsopiano dove oltre mille anni fa l’Abate benedettino dell’Abbazia, con i suoi confratelli, si raccoglieva nel silenzio in preghiera tra i boschi.

La Torretta di San Bernardo, in fondo alla passeggiata, è un piccolo edificio a forma ottagonale situato su uno sperone di roccia proprio di fronte all’abbazia, punto panoramico che apre lo sguardo per tutto il canalone fino alla valle di Foligno.

Santa Maria in Valle detta cappella del Beato Alano

Secondo fonti documentarie fu edificata circa il 1060 da Mainardo, “vir venerabilis monacus et eremita”, forse proveniente dal monastero di Sitria sul monte Catria. Nel 1072 il Conte Ugolino donò all’abate Mainardo alcuni terreni. A Mainardo facevano capo tre insediamenti monastici: S. Maria in Valle (poi Cappella del Beato Alano, sua prima residenza) e gli eremi di Salvino (Capodacqua) e di Veccli (Casale di Foligno).

Dalla federazione di questi tre monasteri di famiglia, posti tutti a breve distanza dalle residenze dei rispettivi patroni, è sorta la Congregazione benedettina di Sassovivo.

Santa Maria della Valle detta cappella del Beato Alano è un modesto edificio con due archi in mattoni, coperto da un tetto a una falda. Affacciandosi al parapetto si vede in basso a sinistra una porta che immette alla cripta della chiesa. Trasformato in ricovero delle pecore, la cripta, a causa dell’interramento dovuto alle acque di dilavamento, era quasi totalmente ricoperta di terra.

Negli anni ’70, grazie al lavoro di alcuni volontari, il materiale fu interamente rimosso. A causa del successivo abbandono e degli eventi sismici la cripta è stata chiusa.

Per un weekend in Umbria è una meta da non perdere

Si entra all’abbazia dall’alto, dal sacrato della chiesa.

Dal nartece, attraverso una piccola porta, si accede all’elegante chiostro cosmatesco costruito da Pietro di Maria, fra il 1222 e il 1233, sul modello del chiostro della chiesa dei SS. Quattro Coronati in Roma e su commissione dell’abate Angelo dei Conti di Uppello.

Il chiostro è a pianta rettangolare, è formato da 128 colonnine in parte lisce e in parte a spirale che sorreggono 58 archi sempre di marmo bianco.
Il cosiddetto “Paradiso”, scendendo la scala monumentale si entra nel cortile dell’Abbazia dove a sinistra è la Loggia del Paradiso, antico fabbricato antistante la vecchia chiesa del Monastero. La parte più importante tanto che risultava ricca di pitture che adornavano le volte, le pareti ed i pilastri.

In fondo al cortile l’ingresso alla cripta di San Marone fondatore della Chiesa Maronita. La cappella è al primo piano, così come il refettorio e il così detto “Appartamento dell’Abate”. Vi si conservano dipinti che vanno dal XVI al XIX secolo i più importanti dei quali sono “L’ultima Cena” (1595), nonché un “S. Michele Arcangelo” e una “Vergine con Bambino” del senese Tommaso Nasini (1744), lo stesso artista al quale si attribuisce “L’annuncio della Passione”, una pala posta nella chiesa abbaziale.

Di grandissima importanza è l’archivio storico delle Carte di Sassovivo, ricchissimo di documenti essenziali per conoscere la storia di tanti luoghi su cui l’antica abbazia ebbe giurisdi- zione, anche grazie alle numerose donazioni e attribuzioni di territorio. Le carte sono conservate a Spoleto.

Oggi l’abbazia ospita la Congregazione dei Piccoli Fratelli della Comunità “Jesus Caritas” di Charles de Foucauld.

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