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Fonti del Clitunno

FONTI DEL CLITUNNO

Il piccolo laghetto, dalle acque limpidissime, è caratterizzato da crateri all’interno dei quali si aprono numerose polle sorgive. Nei fondali vegetano numerose piante acquatiche come il nasturzio acquatico, il ranuncolo strisciante, la sedanina selvatica, la coda di cavallo acquatica.
Lungo le sponde crescono i pioppi cipressini, alberi autoctoni. I salici dalla folta chioma, secondo la tradizione, provengono dal luogo ove fu sepolto Napoleone I a sant’Elena.

Prima del 1850 “le Fonti del Clitunno” si presentavano con una configurazione irregolare. Le molte polle sorgive aprivano delle voragini variopinte da cui l’acqua tracimava per unirsi ai fondali molto meno profondi, anche pochi centimetri tra una polla e l’altra, in uno specchio di acque limpidissime che, in breve, si chiudeva all’imbocco del fiume.

L’attuale sistemazione delle fonti si deve a Paolo Campello che nel 1865 fece “togliere molta terra affinché quello che allora dicevano il Pozzo Piano, si potesse praticare col battello. Creò l’isoletta con il ponticello di legno e piantò tutt’intorno dei salici piangenti provenienti dalla Francia.

Dal 1969 le Fonti del Clitunno sono nella lista di enti internazionali per gli ambienti preposti alla conservazione degli ambienti acquatici.

Le fonti e la letteratura

George Gordon Lord Byron descrisse le fonti nel quarto canto del Childe Harold’s Pilgrimage dedicato all’Umbria. Nella compilazione del “Manuale per i viaggiatori dell’Italia Centrale”, stampato nel 1843 dall’editore John Murray, l’opera di Byron costituì, senza dubbio, un valido punto di riferimento. La vista dei numerosi viaggiatori inglesi, che seguivano le orme di “Childe Harold” tenendo in mano il poemetto di Byron o la guida di Murray, suggerì il primo Baedeker, pubblicato in Germania nel 1861 come “Guida dell’Italia Centrale”, modello assoluto di tutte le guide turistiche fino ai nostri giorni.

Giosuè Carducci. Il poeta il 14 giugno del 1876 fu invitato dai repubblicani locali a visitare le sorgenti e il tempietto. Dopo la visita compose l’Ode alle Fonti del Clitunno, una rievocazione degli antichi miti italici e della storia di Roma. Le ultime undici strofe hanno un tono vivacemente polemico contro il cristianesimo, considerato responsabile della decadenza romana.

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